Finzia, tiranno di Agrigento, aveva fondato una nuova città sulla sponda destra del fiume Himera meridionale (odierno Salso), vicino al mare, al quale impose il nome di Finziade, (odierna Licata) per esternare di fronte agli altri tiranni sicelioti la sua potenza, che in verità era molto modesta. La vicinanza con Gela (appena 30 Km) la vedeva come un pericolo e un ostacolo al progresso e allo sviluppo della nuova città.
Questo timore trovava ragione nella considerazione che avendo Gela a sua disposizione le grandi risorse che le provenivano dai prodotti agricoli che le terre della sua piana producevano in abbondanza e dai commerci che essa pian piano stava intensificando, l’avrebbero potuta portare agli antichi splendori e all’antica potenza che aveva perduto per mano dei cartaginesi. Tale eventualità non era ben vista da Finzia, il quale desiderava imporre la nuova città che portava il suo nome, divenisse potente ed ammirata da tutti, per cui decise di approfittare della debolezza in cui ancora versava Gela per sopprimerla e dalle sue rovine fare grande Finziade.
Nell’anno 282 a. C. con un pretesto futile le mosse guerra e la cinse d’assedio e poiché Gela ancora non si era ripresa dalla prima distruzione gli venne facile espugnarla. Ma per la paura di un probabile recupero della città dispose che tutto ciò che poteva essere trasportato a Finziade fosse trasportato per erigere palazzi e ingrandire la città utilizzando per l’incombenza gli stessi abitanti di Gela sfuggiti alla morte e quindi ridotti a schiavi.
Questa seconda distruzione stroncò per sempre la vita della Gela ellenica.