Per la numerosa presenza, soprattutto durante le migrazioni, di uccelli rari quali la Spatola, il Mignattaio e la Moretta tabaccata, il Biviere, che è il più grande lago costiero siciliano ed uno dei pochi naturali rimasti, fa parte delle zone umide italiane riconosciute dalla Convenzione di Ramsar.
La ricchezza naturalistica del Biviere è stata oggetto di attenzione anche da parte della Regione Siciliana, che con Decreto del 18/06/1986 ha imposto il vincolo paesaggistico e con Decreto N° 585 del 1° settembre 1997, ha istituito la Riserva Naturale orientata Biviere di Gela, affidandola in gestione alla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) che da anni si impegna per la protezione dell’area.
In passato le zone umide erano considerate luoghi malsani, in quanto portatrici di malaria e altre malattie infettive. Per secoli nell’immaginario collettivo, le paludi e gli stagni hanno rappresentato per l’uomo quanto di più desolante e negativo ci possa essere. Questa è ancora l’immagine tradizionale che sopravvive tutt’oggi nella maggioranza delle persone. Chi ha invece vissuto in prima persona l’esperienza di una zona umida, vi parlerà del volo improvviso di un airone dal canneto, del volo di uno stormo di anatre, di un brulicare di vita come in pochi altri ambienti naturali.
Cos’è obiettivamente una zona umida? Il termine zona umida è molto ampio e comprende una vastissima varietà di ambienti che secondo la definizione data dalla Convenzione di Ramsar per la protezione e la conservazione di queste zone, raggruppa: “aree palustri, acquitrinose, morbose o comunque specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei con acqua ferma o corrente, salmastra o salata, compresi i tratti di mare, la cui profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”. Luoghi quindi, dove si stabilisce un connubio speciale fra la terra e l’acqua. L’unione fra i due elementi genera ambienti unici ed irripetibili, fragili e ricchissimi, affascinanti e sconosciuti, da avvicinare con molta discrezione, conoscere, amare e proteggere. C’è stato sempre un rapporto privilegiato fra l’uomo e gli ambienti umidi.
Esemplare in questo senso è stata la civiltà egizia, sviluppatasi sul delta del Nilo e che utilizzò per millenni le piene del fiume, principale risorsa. Le popolazioni locali vi erano attirate dall’abbondanza di pesce, selvaggina, vegetazione e dalla grande disponibilità d’acqua che permetteva di coltivare periodicamente i terreni inondati e di far pascolare liberamente nelle praterie il bestiame nelle praterie. Attività tradizionali quali la pesca o la pastorizia vengono ancora oggi praticate con successo sul Nilo, come d’altronde avviene in tante altre zone umide del mondo. Questi ambienti sono importantissimi per l’uomo sia dal punto di vista biologico ( le zone umide sono fra gli ecosistemi più ricchi di vita in assoluto, secondi per produttività solo alle foreste tropicali, che economico e sociale. Hanno inoltre un rilevante ruolo ecologico di cui l’uomo raccoglie quotidianamente i benefici. Funzioni quali: controllo delle piante, purificazione delle acque, stabilizzazione delle coste, controllo dell’attività erosiva, trattenimento di sedimenti ed inquinanti e stabilizzazione del microclima sono alcuni dei vantaggi che le zone umide forniscono all’uomo.
Gli animali sono sicuramente l’aspetto più affascinante e spettacolare della Riserva e fra questi, gli uccelli attirano maggiormente la curiosità del visitatore. Il Biviere durante l’arco dell’anno è frequentato da un’avifauna numerosa e diversificata: sono più di 200 le specie identificate con certezza nell’area. Gli uccelli più appariscenti e più facilmente visibili sono i ciconiformi: regolare è la presenza di stormi di centinaia di Garzette, Aironi cenerini e Mignattai; in gran numero sostano anche le Nitticore, che nidificano, le Sgarze ciuffetto e le Spatole. Nelle zone fangose ed acquitrinose del lago centinaia di limicoli di varie specie sono regolari nei passi ed un buon numero sverna, fra questi il Chiurlo maggiore, il Totano moro, la Pettegola, la Pavoncella, il Beccaccino ed il Frullino.
Frequente anche l’incontro con il Cavaliere d’Italia, un caratteristico trampoliere dalle lunghe zampe rosse e dal piumaggio bianco e nero e con l’Avocetta, dal caratteristico becco all’insù. Interessante la presenza della Pernice di mare che realizza il nido a terra ai margini della riva. Tra i laridi, oltre alle specie più comuni è possibile osservare in estate il raro Gabbiano corso. Spettacolare è nel mese di marzo il passo delle anatre, soprattutto Marzaiole, Fischioni e Codoni. In certi giorni si possono osservare migliaia di anatre che si sollevano in volo ed in un frastuono di diversi richiami, si spostano dal mare al Biviere e viceversa. Fra le anatre che fermano al lago ve ne sono di molto rare e minacciate come la Moretta tabaccata, piccola anatra color ruggine, inclusa fra le quattro specie italiane maggiormente a rischio di estinzione. Osservando il lago a volte si scorge una scheggia azzurra che lo attraversa volando radente sull’acqua: è il Martin pescatore, piccolo uccello che si nutre di pesci che cattura tuffandosi nell’acqua con strabiliante abilità. Anche il più distratto fra i visitatori non potrà non notare i numerosi buchi praticati nelle pareti di arenaria intorno al lago: sono i nidi, dei Gruccioni, esotici e coloratissimi uccelli dallo splendido piumaggio. Sopra i canneti e i boschetti di tamerici si piò osservare il Falco di palude, un rapace che in inverno e nei periodi in migrazione perlustra minuziosamente l’area in cerca di prede.In estate il canneto esplode dei richiami della Cannaiola, del Cannareccione e del Pendolino, grazioso passeriforme che costruisce un caratteristico nido a forma di fiasco con fibre vegetali ed animali. Tra le specie più rare avvistate al Biviere segnaliamo il Piro piro fulvo, il Piro piro terek, lo Svasso collorosso, il Fistione turco ed il Gabbiano del Pallas. La vita del lago è molto varia e complessa. Osservando con attenzione si potranno notare i numerosi insetti che lo popolano, in particolare gli odonati ed i ditiscidi, coleotteri acquatici. Fra i primi, la libellula Brachythemis leucosticta, dal corpo scuro e dalle caratteristiche ali trasparenti barrate di bruno è la specie più interessante. Il Biviere è una delle località italiane più ricche di ditiscidi, oltre trenta specie, tra le quali alcune tipicamente africane: Cybister senegalensis e Herophydrus guineensis. Tra le dune sabbiose trovano il loro habitat elettivo diversi insetti, fra questi suscitano particolare interesse il Cicalone, un grosso ortottero attivo di notte che scava lunghe gallerie alla ricerca di radici, lo Sfingonoto ad ali cerulee, un ortottero la cui livrea mimetica si confonde perfettamente con la sabbia delle dune ed il coleottero tenebrionide Pimelia grossa che si può facilmente osservare quando ricerca semi o piccoli animali morti di cui si nutre. Fra i mammiferi che vivono attorno allo specchio d’acqua, possiamo incontrare la Volpe, la Donnola ed il Coniglio selvatico, attivi soprattutto dal crepuscolo all’alba. Numerosi anche i rettili, alcuni legati agli ambienti umidi come la Biscia dal collare che spesso possiamo vedere nuotare sul pelo dell’acqua con la testa alzata. Altri invece come il Biacco ed il Colubro leopardino preferiscono la terra ferma i luoghi più asciutti. Sono presenti anche il Ramarro, dalla vistosa gola azzurra, la Lucertola campestre e la Lucertola siciliana. Fra gli anfibi, infine, molto diffusa è la Rana verde mentre è più difficile da vedere il Discoglosso, così detto per la particolare lingua a forma di disco.La vegetazione
La flora del Biviere comprende associazioni vegetali che presentano una ricchissima varietà di specie. Alberi, cespugli, fiori, orchidee, piante acquatiche e di riva arricchiscono l’ambiente e danno rifugio e cibo a molti animali. Le specie vegetali presenti intorno allo specchio d’acqua risultano suddivise in fasce, la cui distribuzione avviene in funzione della loro idrofilia. La vegetazione sommersa è caratterizzata dalla presenza di due idrofite, la Brasca comune e il Ceratofillo comune. La presenza di queste piante evidenzia che le acque del lago sono oligotrofiche, cioè povere di sostanze nutritive. La vegetazione ripariale varia man mano che ci spostiamo dal lago verso l’interno: lo Scirpo palustre costituisce la cintura più interna e si sviluppa sui terreni costantemente allagati, seguono la Tifa e, quindi, la Cannuccia di palude che cresce in zone dove per alcuni periodi dell’anno il livello dell’acqua scende al di sotto dell’apparato ipogeo: lo Scirpo marittimo, in grado di sopportare il prosciugamento, forma una fascia discontinua più arretrata che si sviluppa su substrati salmastri.La vegetazione litorale caratterizzata in prevalenza da due specie di Tamerice, la maggiore e la comune, che caratterizzano il paesaggio con fitti boschetti e dall’Arundo usata come barriera frangivento per proteggere dalla salsedine i vigneti e gli uliveti. Allontanandoci dal lago sulle aree più elevate della Riserva troviamo i residui di una macchia mediterranea che sicuramente era in passato più estesa e rigogliosa, caratterizzata dal Carrubo, dal Lentisco, dall’Olivastro, dalla Palma nana e da colorati e profumati cespugli di Rosmarino e Timo selvatico. Fra di essi in primavera fioriscono in una esplosione di colori e di forme, numerose orchidee di cui alcune molto interessanti come l’Ophrius oxyrrhychos, specie endemica della sola Sicilia. Fra le dune residue troviamo infine rarità botaniche quali il Giacinto dal pennacchio di gussone, una gigliacea endemica puntiforme a rischio di estinzione e la ginestra bianca, sottospecie endemica della costa della Sicilia meridionale.Attività ricreative ed educazione ambientale
Lo sviluppo di alcune attività umane quali il turismo naturalistico nelle sue varie forme, la ricerca scientifica e le iniziative a carattere educativo sono compatibilità con la conservazione di un cosi ricco patrimonio naturale. Queste attività rappresentano una nuova tendenza culturale ed anche economica che stabilisce un legarne più rispettoso tra uomo ed ambiente. La Riserva rappresenta infatti un vero e proprio paradiso per naturalisti e birdwatchers; è infatti in Sicilia uno dei luoghi più interessanti per gli appassionati, in grado di offrire in ogni stagione emozionanti incontri con numerosi protagonisti del mondo naturale. Anche un luogo particolarmente i interessante per gli studiosi che possono trovare nei diversi habitat innumerevoli occasioni di ricerche. Il lago Biviere infine, in quanto inserito in un’area più ampia ad alta vulnerabilità ed a grave rischio di crisi ambientale, è naturalmente vocato alla realizzazione di progetti didattico-educativo. Forte è la valenza educativa di questa Zona umida nell’attivare processi di risanamento della qualità della vita e dell’ambiente attraverso l’educazione permanente della popolazione.
Con questo nuovo impulso si può sperare concretamente in un futuro migliore per questi importanti habitat, angoli selvaggi di natura troppo spesso minacciata dall’uomo.
La Riserva è dotata di un Centro visite da cui partono diversi sentieri naturalistici, che permettono di conoscere e vivere sul campo la natura dell’area protetta in tutti i suoi aspetti. Un percorso, ad esempio, attraversa il canneto (d’estate si può attraversare il fiume in secca). Inoltre esperte guide LIPU potranno accompagnare i visitatori e far apprezzare al meglio le peculiarità botaniche e i diversi momenti della vita selvatica.
Fonte: Lipu