CLEANDRO
Nulla sappiamo quale governo avesse Gela nei primi secoli della sua fondazione.
Questo periodo è per noi oscuro. Forse si resse con regime oligarchico e sacerdotale.
Il primo tiranno di Gela che ricorda la storia, fu Cleandro, figlio di Pantaro, originario della Licia il quale regnò sette anni (505- 498 A. C.) e venne ucciso dal geloo Sabello. (Questo primo tiranno è ricordato da una iscrizione votiva del tempio di Olimpia).
Non sono noti, ne ben determinati, i motivi che armarono la mano di Sabello ad uccidere il primo monarca di Gela. Indubbiamente furono ragioni di politica e di predominio.
Cleandro, morendo, lasciò il regno al fratello Ippocrate.
IPPOCRATE
Ippocrate († 491 a.C.), in greco Hippokrátēs, in latino Hippocrătes, fu il secondo tiranno di Gela e governò dal 498 al 491 a.C..
Ippocrate, consolidato il potere, si premurò di dare esecuzione al grandioso disegno concepito dalla collettività geloa, la quale divenuta ricca e potente, agognava alla fondazione di uno stato con Gela metropoli; per cui si rendeva necessaria l’unificazione di tutte le città siceliote, le quali si reggevano isolate e divise in tanti piccoli stati, indipendenti l’uno dall’altro.
I larghi mezzi che la prosperità di Gela metteva a disposizione di Ippocrate, gli permisero di costituire un forte esercito, col quale mosse alla volta delle città di Callipoli, Leontini, Nasso, Ergezio e Zanche (odierna Massina) che conquistò e sottomise, istituendo in ognuna di esse un governo assoluto sotto il suo dominio di uomo lungimirante e avveduto.
Tutta o quasi la Sicilia orientale cadde sotto la dominazione geloa, solo Siracusa sfuggi al suo dominio e questo avvenne per l’intervento di Corcira e Corinto
Per il completamento e la sicurezza della dominazione geloa era importante avere in possesso la città di Siracusa, per due importanti motivi: 1°. essendo Siracusa posta in un punto centrale tra la costa meridionale e quella orientale gli avrebbe permesso un controllo e una vigilanza costante sui territori conquistati e sottomessi: 2° più importante ancora era il porto, Siracusa possedeva un grande e sicuro porto, ciò che mancava a Gela, che gli avrebbe assicurato le comunicazione e gli scambi commerciali con l’oriente e la dominazione del mare. Il grande porto di Zancle, che dominava lo stretto, invece gli serviva per controllare e sorvegliare tutto il movimento delle navi.
Ippocrate aspettava il momento opportuno per muovere guerra a Siracusa, e questo gli fu offerto dalla guerra dei Camarinei contro i siracusani (Camarina venne fondata dai siracusani nel 627 A. C.).
Vinse Siracusa che si impadronì della città e la distrusse. In quella guerra accanto ai Camarinesi combatterono alcuni geloi e Ippocatre adducendo vendetta per i morti geloi, mosse guerra alla città di Siracusa che affronto nei pressi del fiume Eloro, (492 A. C.) dove l’eroismo di Cromio eccelse, e venne immortalato da Pindaro (Ode Nemea 1, traduzione di Ettore Romagnoli, Cromio aveva sposato la sorella di Gelone e fu sempre amico dei Dinomenidi. Giovanissimo combatte all’Eloro con Ippocrate, di seguito ad Himera con Gelone e con Gerone a Cuma).
Arrivato sotto le mura di Siracusa si stava apprestando ad invaderla quando in soccorso dei siracusani vennero le città di Corinto e Corcira a far da pacieri, e in quel momento Ippocrate non voleva farsi nemiche le due potenti città accettò di non invadere Siracusa e di stipulare un trattato di pace.
Tra i patti di pace Ippocrate concesse a Siracusa il riscatto dei prigionieri, ed impose che Camarina con tutto il suo territorio fosse sotto la sua giurisdizione. Infatti fece riparare i danni della città e la ripopolò con una colonia mandata da Gela. (Lo stato di Camerina in larghezza aveva per confine ovest il fiume Acate “Dirillo” e dalla parte Est il fiume Irminio “Ragusa”).
I siculi, intanto, erano cacciati nell’entroterra dai greci man mano che si insediavano nell’isola e fondavano colonie e città. Col tempo parti di essi si assimilarono e si confusero coi nuovi arrivati. Si sa da Polieno, che i siculi, come mercenari, avevano combattuto a fianco di Cleandro, primo tiranno di Gela, e dopo la morte di costui, continuarono a servire Ippocrate. Ciononostante, ritenevano i dorici usurpatori dei loro territori e della loro libertà.
Quest’odio in seguito sfocio in una generale insurrezione, capitanata dall’infelice ed eroico Ducezio, loro re.
Ippocrate venne a sapere per tempo che i siculi , visto che i geloi erano impegnati nella guerra contro Siracusa , si stavano organizzando per attaccarlo alle spalle, violando il patto di non aggressione che gli permetteva di non incontrare ostacoli nel controllare le città conquistate, cioè Zancle, Nasso, Ergezio, Callipoli e Leontini.
L’urgenza di soffocare per tempo questa minaccia indusse Ippocrate ad accettare una pace qualsiasi con Siracusa ed impegnare subito il suo esercito contro chi aveva violato i patti.
I Siculi finché Gela e Camarina erano ostili a Siracusa, città che ritenevano accentratrice della stirpe dorica, li sostenevano ma quando si accorsero che la politica di Ippocrate mirava all’unificazione della stirpe greca, pensarono di creargli dei fastidi nei suoi possedimenti lontani, per cui Ippocrate pensò bene attaccarli e li attaccò nella loro roccaforte d’Ibla.
Disperata ed eroica fu la difesa dei siculi, ma Ippocrate riportò la vittoria che sventuratamente pagò con la vita per le numerose ferite riportate in battaglia.
Lasciò il regno ai suoi due figli Euclide e Cleandro, sotto la tutela e protezione del suo congiunto Gelone, generale della cavalleria geloa. (Nei combattimenti in campo aperto gli eserciti greco-siculi, usavano la biga da guerra. Solo Gela aveva sostituito quest’arma di combattimento con colonne di cavalleria, la cui manovra permettevano le sue piane terre e per disponibilità dei cavalli che i suoi ricchi allevamenti le fornivano).
Sotto il governo di Ippocrate, Gela raggiunse il suo massimo splendore e potenza, fu ricca e fiorente sopra ogni città siciliota, da tutti ammirata e temuta.
Le vittorie riportate da quell’illustre tiranno, si attribuiscono in massima parte al talento di Gelone, comandante della cavalleria, il quale fu un generale abile, avveduto e un grande stratega; ed anche al geloo Enesidano, comandante dei mercenari. (Da questo generale geloo discese Terone, tiranno di Agrigento, di cui tanto si occupa la storia siceliota, le cui gesta vennero esaltate dagli immortali versi di Pindaro “Ode Olimpia II e III tradotti da Ettore Romagnoli).
Ippocrate regnò sette anni e morì nel 491 A. C.
GELONE
Tiranno di Gela e di Siracusa (Gela, 540- Siracusa 478 a. C.).
Gelone era figlio di Dinomane, la cui famiglia era originaria dall’isola di Telos; proveniva di nobil sangue ed era imparentato con Ippocrate.
La famiglia si componeva di quattro fratelli: Gelone, Gerone, Trasibulo e Polizelo.
Per due anni Gelone tenne la reggenza del governo di Gela, in nome dei figli minori d’Ippocrate. Nel 493 A. C. traendo pretesto dalle turbolenze civili che tenevano in agitazione il popolo, assunse con un colpo di stato la tirannide, usurpando così il potere ai suoi pupilli Cleandro ed Euclide.
Enedisiano, suo compagno d’armi, forse non fu estraneo alle agitazione del popolo, al fine di impadronirsi lui del potere supremo, Ma scoperto il suo intrigo da Gelone fu costretto ad abbandonare Gela e rifugiarsi ad Agrigento, ove contava potenti amicizie e larga e influente parentela.
Divenuto tiranno di Gela, e coprendo anche la carica di Gran Sacerdote del culto di Cerere, che a lui spettava per diritto ereditario, acquisito dall’avolo suo Teline, Gelone seguì la politica d’Ippocrate, il cui programma era quello di unificare tutti i greci di Sicilia, con la fusione e l’assorbimento della razza Ionica e Calcidica, sotto un unico scettro. Era il concetto dell’unità nazionale della Sicilia, sorto per primo in Gela, e sempre presente nella sua politica.
Come Ippocrate, Gelone aspettava il momento opportuno per muovere guerra a Siracusa, al fine di sottometterla al suo dominio. Questo pretesto gli fu dato dai Gamori siracusani, rifugiati a Casmene, cacciati dai Cilliri , da Siracusa.
I Gamori siracusani mal digerirono di essere stati cacciati dalla plebe irrequieta e spogliati di tutti i loro beni, si rivolsero a Gelone offrendogli la signoria della città. Con un forte esercito al quale si unirono i Gamori fuorusciti Gelone si mise in marcia verso Siracusa. Gli abitanti di questa città vennero a sapere di questa manovra e siccome la sua fama di grande condottiero e di abile politico non aveva rivali fu accolto in città con le porte aperte e gli fu affidato il governo della città.
Assunto il governo provvisorio di Siracusa, Gelone lasciò quello di Gela al fratello Gerone, portandosi con se i migliori cittadini geloi con tutti i loro averi.
Questo profondo salasso politico ed economico arrestò la vita rigogliosa della città di Gela , che gli proveniva dalla dovizia dei suoi prodotti agricoli, principalmente per il grano e l’orzo.
Gelone (in greco G????; Gela, 540 a.C. – Siracusa, 478 a.C.) fu tiranno di Gela dal 491 a.C. e di Siracusa dal 485 a.C. alla morte. I suoi fratelli erano Ierone I che sarebbe divenuto sovrano di Gela prima e di Siracusa dopo la sua morte, e Polizelo futuro signore di Gela al posto di Ierone I.
Iniziò la sua carriera militare come comandante della cavalleria del tiranno Ippocrate di Gela. Quando il suo signore morì, nel 491 a.C., Gelone con un colpo di stato prese il potere per due anni poiché subito dopo conquistò Siracusa, sfruttando la concomitante lotta tra Gamoroi e Killichirioi, divenendone il tiranno per acclamazione.
« Al tempo della tirannide di Ippocrate, Gelone, discendente del sacerdote Teline, era doriforo di Ippocrate assieme a molti altri, tra i quali Enesidemo, figlio di Pateco. In breve tempo per il suo valore fu nominato comandante di tutta la cavalleria; infatti quando Ippocrate assediò Gallipoli, Nasso, Zancle, Lentini, nonché Siracusa e varie città barbare, Gelone in queste guerre si distinse in modo particolare. »
(Erodoto, Libro VII, 154)
Nel 488 a.C. vinse anche una Olimpiade con la quadriga che lo renderà assai famoso.
Affidata Gela al fratello Gerone, il tiranno iniziò un’opera di conquista della Sicilia orientale e di recupero della civiltà greca minacciata dai cartaginesi. Sposò la figlia di Terone di Agrigento, Demarete per rinsaldare i rapporti tra le due città. Al fine di unificare la Sicilia in un unico stato greco che inglobasse anche le varie etnie, Gelone iniziò una campagna di conquiste iniziando da Megara Hyblaea che distrusse deportando l’intera popolazione a Siracusa. Nel 480 a.C. dichiarò guerra a Cartagine con l’aiuto del tiranno Terone di Agrigento, vincendo a Imera. Gli ambasciatori cartaginesi nel negoziare la pace temeranno un alto costo di vite, ma la regina Demarete lo persuade ad essere magnanimo chiedendo tuttavia l’abolizione dell’usanza cartaginese di sacrificare bambini al dio Moloch. Accettate le condizioni della resa, i Cartaginesi doneranno alla regina una corona, con il cui oro vengono coniate le monete chiamate Demareteion.
Essendo in corso le Guerre Persiane, gli emissari di Sparta giunsero alla sua corte chiedendo un aiuto bellico contro le invasioni Persiane in Grecia. Gelone offrì il suo aiuto a patto di avere il comando della spedizione. Gli emissari però rifiutarono l’offerta, non essendo d’accordo all’idea di cedere il comando. In mancanza di un accordo, Siracusa non mandò alcun aiuto.
Durante il suo governo avviò una vasta monumentalizzazione di Siracusa urbanisticamente spostò l’agorà da Ortigia al quartiere Acradina, inoltre fece costruire il tempio di Demetra e Kore vicino al teatro greco, e in onore alla vittoria contro Himera eresse il tempio di Athena e l’acquedotto Galermi.Considerato un tiranno moderato e giusto, non ebbe difficoltà a governare il suo popolo e dopo la sua morte ebbe un culto da eroe. Ad un certo punto del suo governo, egli radunò il popolo in assemblea per rimettere il comando della città. Disarmato chiese di mantenere il potere o di farselo togliere, alché il popolo per acclamazione lo invitò a restare il sovrano di Siracusa.
Alla sua corte attrasse molti poeti e drammaturghi, favorendo anche la costruzione del teatro greco di Siracusa. Ebbe anche una grande fama all’estero, poiché i cartaginesi erano alleati dei persiani, che da anni conducevano una guerra contro gli ellenici. Gli succedette Gerone I. Gelone morì a Siracusa nel 478 a.C., sul letto di morte nominò suo successore il fratello Gerone I e affidò il figlio e la moglie al fratello Polizelo (che sarebbe divenuto signore di Gela), chiedendo allo stesso di prendere in moglie Demarete. Secondo le fonti alla sua morte il popolo pianse il sovrano a lungo il quale eresse a sue spese un mausoleo per il sovrano vicino al tempio di Zeus ai Pantanelli.
GERONE
Secondogenito di Dinomene, succedette al fratello Gelone come tiranno a Gela (485 – 478), (combatte a Imera contro i Cartaginesi e nel 478 a. C. succedette al fratello Gelone, come tiranno di Siracusa. Un grave episodio scoppiò allora fra Gerone e il fratello minore Polizelo, che teneva il comando dell’esercito e aveva sposato Demarete, vedova di Gelone, Polizelo si rifugiò ad Agrigento presso suo suocero Terone; ma la guerra fu evitata con la mediazione di Simonide (476 a. C.) Ha rifondato Catania (dopo aver deportato i suoi abitanti a Lentini e aver ripopolato la città con siracusani e greci) con il nome di Aitna. Invitato dai Cumani a fronteggiare gli Etruschi, la cui egemonia marittima turbava anche l’attività commerciale di Siracusa, Gerone riportò nelle acque di Cuma una grande vittoria, esaltata da Pindaro (474 – 473 a. C.). Un’altra guerra fu condotta da Gerone contro Agrigento, dove a Terone era succeduto il figlio Trasideo, che fu sconfitto e scacciato. Accordò favori ai migliori intellettuali del tempo, e alla sua corte ebbero onore alcuni tra i più celebri poeti greci, quali Eschilo, Pindaro, Simonide, Bacchilide.
POLIZELO
Gerone abbandonato, il governo di Gela per prendere possesso di Siracusa lasciò la città geloa a Polizelo. Essendo odiato da quest’ultimo, sostenne con lui una guerra a cui si pose fine grazie alla mediazione del poeta Simonide. Durante questo periodo della sua storia non si hanno più notizie certe; si pensa tuttavia che Gela si sia liberata della tirannide di Polizelo e si sia data un governo democratico.